Malattie neurodegenerative, un nuovo ruolo per dentisti e igienisti dentali
Il dentista e l’igienista dentale possono aiutare nella diagnosi precoce delle malattie neurodegenerative? Un recente studio dell’Università di Milano sembra suggerirlo!
Un recente studio del Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche ed Odontoiatriche dell’Università di Milano, condotto dal Prof. Gianluca M. Tartaglia e dal suo staff, ha indagato e messo in luce come la saliva potrebbe essere usata per diagnosticare le malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, in modo facile e non invasivo. In tal senso il ruolo del dentista e dell’igienista dentale potrebbe rivelarsi determinante e fare in modo che la prevenzione di alcune patologie neurodegenerative inizi proprio dalla poltrona odontoiatrica. Inoltre, ci sono nuove tecnologie che permettono di creare dispositivi portatili per rilevare biomarcatori presenti nella saliva, aiutando i pazienti ad avere un ruolo più attivo nella loro salute e permettere ai medici di risparmiare tempo. Infine, l’uso della saliva potrebbe avere un impatto significativo sui sistemi sanitari nazionali, specialmente per la popolazione anziana.
La diagnosi delle malattie neurodegenerative è complessa e richiede l’uso di biomarcatori non invasivi come la saliva, facilmente prelevabile e gestibile. Inoltre, poiché i costi della gestione delle malattie neurodegenerative sono elevati, una diagnosi precoce potrebbe avere un impatto significativo sulla spesa sanitaria pubblica. Gli studi sulla saliva possono rivelarsi fondamentali al fine di identificare biomarcatori per la diagnosi precoce ed il monitoraggio dell’efficacia di terapie di modificazione della malattia durante la sua progressione. I risultati sinora sono molto promettenti e potrebbero portare ad una diagnosi precoce più comune e ad una migliore qualità della vita per i pazienti.
La saliva potrebbe diventare il nuovo standard per la rilevazione precoce di biomarcatori per malattie neurodegenerative come, ad esempio, l’Alzheimer. Grazie alla disponibilità di test diagnostici per la saliva, più accessibili di quelli per il fluido cerebrospinale o le immagini del cervello, si stanno cercando nuovi biomarcatori per migliorare la diagnosi. Tra questi spicca la proteina gliale fibrillare acida, che potrebbe aiutare a distinguere i pazienti con problemi cognitivi dai soggetti sani.
La creazione di questo nuovo settore è un passo avanti non solo per la diagnostica in fase di cura, ma anche come standard preliminare per la rilevazione precoce di malattie trasmissibili e non trasmissibili su soggetti sani in una possibile fase asintomatica.
Un’altra area di ricerca è quella che si concentra sulla risposta infiammatoria, che è coinvolta nello sviluppo e nella progressione di numerose patologie, tra cui le malattie neurodegenerative. In questo contesto, è stato ipotizzato che la presenza di batteri orali possano portare a infiammazione sistemica e contribuire alla neuroinfiammazione. I batteri orali agiscono principalmente rilasciando nel sangue molecole dannose per il nostro organismo come ad esempio le citochine pro-infiammatorie. Queste molecole attraverso i collegamenti fra i vari sistemi del nostro organismo e le complesse leggi che lo regolano, potrebbero innescare delle complicanze nell’area cerebrale contribuendo alla comparsa di malattie neurodegenerative.
Ultimamente, sono state impiegate nuove tecnologie per favorire il rilevamento di biomarcatori, come biosensori orali e piattaforme bioelettroniche, nonché l’utilizzo di nanomateriali. Sebbene la saliva rappresenti un possibile biomarcatore ideale per la diagnosi precoce di malattie neurodegenerative, attualmente non esiste nessun test salivare che possa sostituire quelli standard nella diagnosi di Alzheimer.
Tuttavia, la saliva può essere raccolta facilmente e a basso costo, offrendo una grande opportunità per le misure precoci dei biomarcatori nella popolazione. L’obiettivo è creare un nuovo settore di “diagnostica biologica attraverso la saliva” che presenti una grande specificità.
I dentisti e soprattutto gli igienisti che si occupano della salute orale dei pazienti almeno due volte l’anno, possono dare un grande contributo a questo obiettivo grazie alla loro distribuzione sul territorio. In questo modo si potrebbe creare una nuova nicchia all’avanguardia della diagnostica salivare.
Sono state proposte recentemente nuove tecnologie per la raccolta dei dati e l’individuazione di biomarcatori, specie nell’ambito dell’utilizzo di biosensori orali (biosensing) che potrebbero aprire la strada a una nuova metodologia nella diagnosi molecolare precoce delle malattie neurodegenerative come alternativa ai metodi di diagnosi attuali. Queste metodologie innovative sono pensate per permettere al paziente in autonomia di raccogliere dati attraverso la propria saliva e metterle a disposizione dei medici. I medici risparmieranno tempo solitamente speso per visite di routine inutili e potranno utilizzare questo tempo per altre attività. D’altra parte, il paziente giocherà un ruolo molto più attivo rispetto al passato. In futuro, un paziente potrebbe raccogliere attivamente la saliva e interagire direttamente con i propri dati medici, poiché avrà la proprietà esclusiva dei suoi dati, utilizzando una piattaforma tecnologica di biosensing e sarà incoraggiato a condividere i dati con i propri medici per ottimizzarne l’utilizzo. Inoltre, ciò genererà benefici economici e sociali tangibili ed estremamente preziosi. Al momento, sono necessarie ulteriori ricerche per scoprire e convalidare biomarcatori accurati nella saliva e per sviluppare piattaforme di biosensing che saranno in grado di rilevare una firma salivare specifica per diverse malattie neurodegenerative.
I biosensori potrebbero essere utili non solo nello spettro della demenza, ma anche nelle malattie demielinizzanti come la sclerosi multipla, consentendo così un trattamento preventivo per minimizzare o idealmente prevenire la comparsa di deficit neurologici.
I dati della letteratura mostrano che lo stato di salute orale è associato alle prestazioni cognitive e al rischio di malattia di Alzheimer. È già stata stabilita un’associazione tra la malattia di Alzheimer e diversi patogeni orali specifici. Inoltre, la composizione del microbiota orale, ovvero l’insieme di tutti i batteri che vivono all’interno del nostro organismo, è alterata nei pazienti con sclerosi multipla, e questi cambiamenti microbici sono stati ipotizzati come associati all’attività e alla progressione della malattia. Questi risultati suggeriscono che una scarsa salute orale potrebbe essere definita come fattore di rischio per diverse malattie neurologiche. In questo scenario, una stretta collaborazione tra dentisti e neurologi potrebbe fornire accesso a nuove ed efficaci prospettive di cura e, soprattutto prevenzione.
L’impatto sui sistemi nazionali di assistenza sanitaria dell’utilizzo di tecnologie diagnostiche nella saliva è potenzialmente rivoluzionario, soprattutto per la popolazione anziana nei paesi occidentali e per l’aumentata richiesta di benessere nell’invecchiamento. Gli scienziati e gli enti di finanziamento stanno facendo del loro meglio per ridurre il peso di queste malattie non trasmissibili attraverso ulteriori progressi nella valutazione del rischio, nello screening, nella diagnosi e nel trattamento. Tuttavia, la sfida più grande con queste patologie è la diagnosi nello stadio più precoce della malattia. Sebbene il sangue e altri fluidi raccolti in modo invasivo (ad esempio, spinali) siano considerati standard per la diagnosi di alcune malattie, la saliva è facilmente accessibile, indolore e rappresenta un’alternativa attraente per la diagnosi precoce e il monitoraggio della progressione della malattia.

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